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Le susine (genere Prunus, sottogenere Prunophora) rappresentano una componente significativa dell'arboricoltura da frutto globale. Tra le innumerevoli cultivar, Prunus domestica 'Stanley' emerge come una varietà di primario interesse agronomico, ampiamente coltivata in diverse regioni temperate. Questa cultivar, sviluppata presso la New York State Agricultural Experiment Station di Geneva nel 1912 dall'incrocio tra 'Grand Duke' e 'Prune Damson', è stata selezionata per le sue eccellenti qualità da essiccazione e per il consumo fresco, nonché per la sua notevole adattabilità.
La genetica del susino comune (Prunus domestica) è complessa, essendo una specie esaploide (2n=6x=48 cromosomi). Si ritiene che P. domestica sia un alloesaploide derivato da un evento di ibridazione naturale tra il susino mirabolano diploide (Prunus cerasifera, 2n=2x=16) e il susino spinoso tetraploide (Prunus spinosa, 2n=4x=32). Questa ploidia elevata conferisce a P. domestica una notevole variabilità genetica e una certa resilienza adattativa.
La cultivar 'Stanley' eredita da questo background genetico un robusto vigore vegetativo e una certa plasticità ambientale. L'incrocio specifico 'Grand Duke' x 'Prune Damson' ha conferito a 'Stanley' attributi desiderabili quali:
Studi recenti sulla diversità genetica delle susine utilizzano marcatori molecolari (es. SSR - Simple Sequence Repeats) per caratterizzare le cultivar e tracciare le relazioni filogenetiche. Tali analisi confermano l'identità genetica unica di 'Stanley' all'interno del pool genetico di P. domestica e la sua distinzione da altre cultivar popolari.
La coltivazione di 'Stanley' richiede un'attenta considerazione di diversi fattori agronomici per ottimizzare la produzione e la qualità dei frutti.
'Stanley' predilige climi temperati con inverni freddi sufficienti a soddisfare il fabbisogno in ore di freddo (chill units), stimato intorno alle 700-900 ore sotto i 7°C. Questo assicura una rottura uniforme della dormienza e una fioritura omogenea. È relativamente tollerante alle gelate tardive grazie alla sua fioritura medio-tardiva. Il terreno ideale è profondo, fertile, ben drenato, con pH neutro o leggermente acido (6.0-7.0). Evitare terreni pesanti e asfittici che possono favorire patologie radicali.
Sebbene 'Stanley' sia considerata parzialmente autofertile, la presenza di impollinatori adeguati migliora significativamente l'allegagione e la dimensione dei frutti. Cultivar come 'President', 'Empress' o 'Bluefre' sono eccellenti impollinatori. La fioritura avviene tipicamente in aprile in Italia settentrionale, rendendo cruciale la sincronia con i fioriture dei partner impollinatori.
La pianta di 'Stanley' presenta un portamento assurgente e vigoroso. I sistemi di allevamento più comuni includono il vaso libero migliorato e il fusetto. La potatura deve mirare a:
Un'adeguata disponibilità idrica è essenziale, specialmente durante le fasi di sviluppo dei frutti (accrescimento cellulare e distensione). Lo stress idrico può compromettere la dimensione del frutto e la qualità. La concimazione deve basarsi su analisi del suolo e fogliari. Azoto, fosforo e potassio sono i macronutrienti chiave, con particolare attenzione al potassio per lo sviluppo del frutto e la resistenza. Micronutrienti come il boro sono importanti per l'allegagione.
La resistenza alle malattie è un fattore critico nella sostenibilità della coltivazione di 'Stanley'. Sebbene non sia totalmente immune, la cultivar mostra una tolleranza variabile a diverse patologie.
La patologia virale più devastante per le drupacee è il Sharka (Plum Pox Virus - PPV). 'Stanley' è suscettibile al PPV. La gestione si basa principalmente sull'utilizzo di materiale di propagazione certificato esente da virus e sull'eradicazione delle piante infette. In alcune regioni, sono in corso programmi di selezione per l'introduzione di geni di resistenza al PPV in cultivar commercialmente rilevanti.
La cultivar di susino 'Stanley' continua a rivestire un ruolo preminente nell'arboricoltura da frutto, grazie alle sue qualità intrinseche e alla sua versatilità d'uso. La comprensione delle sue caratteristiche genetiche fornisce le basi per futuri programmi di miglioramento genetico volti a incrementare ulteriormente la resistenza a patogeni specifici, come il PPV, e a migliorare la qualità del frutto. Una gestione agronomica ottimale, che consideri le esigenze pedoclimatiche, l'impollinazione, la potatura e la nutrizione, è indispensabile per massimizzare la produttività. Infine, una vigilanza costante e l'applicazione di strategie integrate per la difesa fitoiatrica sono cruciali per mitigare l'impatto di malattie e parassiti, assicurando la sostenibilità e la redditività della coltivazione di 'Stanley' a lungo termine.
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